Page 38 - Lago_Fucino
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Pozzi Pozzi &&  CunicoliCunicoli
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                   I Pozzi RomaniI Pozzi Romani
                   I
                   I Pozzi Romani Pozzi Romani
                     Tutti i 40 pozzi realizzati dai romani erano a forma quadrata, allineati e perfettamente in asse con il
                   tracciato della galleria; questi venivano scavati fino ad arrivare al piano quotato che era stato determinato in
                   sede di progetto come piano del fondo della galleria. Alla base dei pozzi, dopo aver riportato con la massima
                   precisione  l’allineamento  dei  margini  degli  stessi,  si  procedeva  allo  scavo  della  galleria  nelle  due  opposte
                   direzioni. Quasi sempre i pozzi, tranne quelli scavati nella roccia, erano rivestiti con mattoni o reticolare.

                   I Pozzi  Pozzi Romani Romani e le armature ligneee le armature lignee
                   I
                   I Pozzi I Pozzi Romani Romani e le armature ligneee le armature lignee
                   Nel riaprire il pozzo N° 20 durante i lavori del principe Torlonia, si ebbe l’opportunità di conoscere le
                   armature lignee utilizzate dai Romani per puntellare i pozzi. Nello stesso si ritrovarono molte travi di quercia
                   ormai  carbonizzate  dal  tempo,  ma  tutte  a  posto  e  intatte,  misuravano  metri  0,222,  corrispondente  a  un
                   palmo maggiore romano, che formava i tre quarti del piede romano (metri 0,296) o la metà del cubito di
                   Vitruvio (metri 0,444). Dietro a queste travi, vi erano dei grossi tavoloni di sostegno dello spessore di metri
                   0,10 a metri 0,11, posti verticalmente a contatto con le pareti del pozzo. Questi erano squadrati su tre facce, e
                   la quarta, senza rifinitura, aderiva alla parete. La luce del pozzo formava un
                   quadrato di metri 4,44 di lato, ossia di 20 palmi maggiori, o di 10 cubiti di
                   Vitruvio. Sottraendo lo spessore delle travi, dei tavoloni e delle traverse, la
                   luce netta del pozzo risulta di metri quadrati 14,20 e il lato interno del pozzo
                   puntellato  di  metri  3,78.  Una  così  grande  lunghezza,  difficilmente  avrebbe
                   permesso alle travi, per quanto vicine tra loro, di resistere alla forte spinta del
                   terreno, per rinforzarle le avevano puntellate di dietro, appoggiando sul lato
                   interno  di  ciascuna  di  esse  le  estremità  di  due  pezzi  di  legno  della  stessa
                   riquadratura, formanti una croce che divideva la luce del pozzo in quattro
                   scompartimenti,  ciascuno  di  metri  1,80  per  1,80  di  lato,  che  corrisponde  a
                   metri quadrati 3,24 di superficie libera netta.                                           Armatura in legno di un pozzo romano


                                  Sul Percorso dell’Sul Percorso dell’Antico e Nuovo Antico e Nuovo EmissarioEmissario
                                  S
                                  Sul Percorso dell’ul Percorso dell’Antico e Nuovo Antico e Nuovo EmissarioEmissario

                   Il Cunicolo della Macchinal Cunicolo della Macchina
                   Il Cunicolo della MacchinaIl Cunicolo della Macchina
                   I
                    Nel lontano 1826 in occasione dell’espurgo dell’Emissario Romano, l’ingegnere Carlo Afan De Rivera,
                   sul pozzo N° 14 di nome Villabianca, profondo metri 78,14, sito nel bel mezzo dei Campi Palentini, per
                   estrarre i materiali di occlusione, posizionò il primo argano a tamburo (sembra inverosimile ma una forza
                   irresistibile spinge le persone che passano nei pressi dei pozzi o nelle immediate imboccature delle gallerie a gettarvi dentro pietre,
                   ciottoli e quanto altro che, con il tempo, finisce per riempirli). La galleria inclinata adiacente al pozzo la chiamò:
                   Cunicolo Della Macchina. Questo è scavato per intero nella roccia calcarea del Monte Salviano. La sua
                   imboccatura esterna è realizzata in muratura composta da pietrame del luogo, calce e malta dell’era.  Dal
                   Cunicolo,  si  entrava  (oggi  l’accesso  è  precluso  da  un  muro  che  lo  separa  dall’Emissario)  nella  sottostante  galleria
                   tramite una gradinata incisa nella roccia. Nelle vicinanze del Cunicolo della Macchina, durante i lavori del
                   principe  Torlonia,  c’erano  dei  grandiosi  laboratori  per  la  costruzione  del  cordame,  imponenti  officine
                   meccaniche per fabbri, maniscalchi e meccanici, segherie e laboratori di falegnameria, e poi smisurate fornaci
                   con  spaziose  tettoie  per  la  fabbricazione  dei  mattoni  ed  un’immensa  scuderia  con  duecento  cavalli
                   dediti al servizio delle ferriere e degli argani. Questi opifici erano dotati di molte attrezzature e vi erano
                   addetti una moltitudine di persone. Nei pressi della Macchina esiste ancora l’antica cappella progettata dal
                   direttore  generale  di  Torlonia,  Frantz  Mayor  De  Montricher.  La  graziosa  chiesetta  è  dedicata  alla
                   Madonna Della Purezza e fu inaugurata dal sovrano del Regno di Napoli Ferdinando II°.

                               Reperti storici rinvenuti nell’alveo del Fucinoeperti storici rinvenuti nell’alveo del Fucino
                               R
                               Reperti storici rinvenuti nell’alveo del FucinoReperti storici rinvenuti nell’alveo del Fucino

                                                  Durante i lavori per la costruzione del nuovo Emissario Torlonia,
                                                  nell’Incile Romano, nella parete di congiunzione tra il pozzo e l’ala
                                                  dell’avanbacino,  precisamente  nel  muro  d’angolo,  si  ebbe  la  felice
                                                  sorpresa di ritrovare dei bellissimi frammenti di un bassorilievo.
                                                  In uno di questi è raffigurato lo scorcio di un paesaggio e l’insieme
                                                  delle attività della costruzione dell’Emissario di Claudio. Un altro
                                                  frammento ci fa conoscere il macchinario utilizzato dai Romani per
                    B
                    Bassorilievo di una città FucenseBassorilievo di una città Fucense
                    Bassorilievo di una città Fucenseassorilievo di una città Fucense
                                                  il sollevamento degli sterri dalla sottostante galleria per mezzo degli
                   argani posizionati sui pozzi. Su un altro pezzo più piccolo invece, è rappresentata parzialmente una città,
                   probabilmente Angizia, sul versante di un monte.
                   A Marruvium, furono ritrovati i resti di un anfiteatro e di muraglie antichissime. Inoltre vennero rinvenute
                   le statue di Claudio, di Agrippina e di Nerone; nel 1752  queste sculture furono trasferite a Caserta.
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