Page 2 - Lago_Fucino
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ATTENTE CONSIDERAZIONI

                                                   PRIMA D’INIZIARE   
























                                                        Lago Fucino — Veduta panoramica — da: Brisse & De Rotrou

                     PRIMA                               (1a)   che  sono  state  dette  in  passato  e  che,

                                              di intraprendere questi argomenti, è il caso di sbrogliare
                                              dalle  solite  favole  e  “dissacrare”  serenamente  tutte  le
                                              fanfaluche
                                              ancora oggi ribadiscono gli sdruciti “profeti di sventura”,
                                              concernenti  i  travolgimenti  climatici  e  le  conseguenze
                                              catastrofiche  che,  si  sarebbero  verificate  a  causa  del
                   “licenziamento nel Tirreno” delle acque che ristagnavano nell’alveo del Fucino.

                   Premesso che, in qualche caso, e quindi — non è sempre così — le profonde e
                   distese  acque  dei  laghi,  possono  “mitigare  lievemente”  il  clima  degli  ambienti
                   circostanti e, nel fuori Fucino, “di norma” si riscontrava in modo del tutto irrilevante
                   o  quasi,  perché  il  Lago  Fucino,  pur  essendo,  per  “estensione”  il  terzo  d’Italia,
                   tranne alcune aree, era più palude che lago. Per rendersene conto basta rievocare
                                                    (1)
                   le orripilanti e disastrose gelate  che si verificarono nei secoli XVI, XVII, XVIII e,
                   ancora più a ritroso nel tempo, negli anni che trascorsero dal 1167 al 1595, che,
                   pertanto,  aumentarono  a  dismisura  la  precarietà  e  la  miseria  delle  popolazioni
                   domiciliate  nella  “Cerchia  intorno  al  Fucino”.  Avvenimenti  questi  di  dimensioni
                   devastanti, in cui risulta chiaro il rapporto che c’era effettivamente tra la presenza
                   dell’acqua del Lago e la sua reale influenza con il clima delle zone circostanti. Per
                   tutto ciò è incoerente sostenere ancora che, a causa del suo prosciugamento, le
                   piante da frutto, di olivo e delle viti si inaridirono e che le coltivazioni degli agrumi
                   scomparvero del tutto.   (2)  — Niente di più falso — «Sappiamo bene tutti che gli
                   specchi d’acqua dei laghi influenzano molto le fantasie ed in particolare quelle dei
                   verseggiatori; però la realtà è un’altra cosa!». Intanto è necessario rendersi conto
                   che nella Marsica non è mai stato possibile coltivare le piante di: arancio, di limone
                   e mandarino e, se nel “fuori Fucino” si fossero realmente coltivate in abbondanza
                   e senza problemi: le piante di olivo, le derrate, la vite, i cereali e, gli agrumi; quali
                   sarebbero stati i veri motivi, che sino dai tempi più remoti, abbiano spinto, prima il
                                                                (3)
                   grande imperatore di Roma, Giulio Cesare  e in seguito, particolarmente Claudio
                            (4)
                   Tiberio,  che nell’intento di prosciugare l’acqua dall’alveo del Fucino per renderlo
                   coltivabile, tentò con i limitati mezzi di quell’epoca, riuscendo a realizzare una così
                   grandiosa  e  ardita  opera  idraulica?  E  poi,  perché  mai,  ininterrottamente  e  con
                   ripetuta perseveranza, gli abitanti del circondario, hanno — “supplicato” — ogni
                   governo che, per più di diciotto secoli, si sono succeduti a proseguire in questo
                   obbiettivo? Erano tutti pazzi?
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