Page 11 - Lago_Fucino
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LA
                                    MONUMENTALE BATTAGLIA NAVALE

                                                “NAUMACHIA”

                     Gaius Suetonius, Dione Cassio e Cornelio Tacito, lasciarono scritto: «per la
                   realizzazione dell’opera, ci vollero circa 11 anni di massacranti ed ininterrotti lavori,
                   ad alternanze implacabili, in cui vennero impiegati, “sotto la sferza” più di 30.000
                   schiavi  e  che,  Claudio,  desiderò  commemorare  l’inaugurazione  dei  lavori  del
                   prosciugamento del Lago, con una solennità tale, che ne superasse ogni altra, sia
                   in grandezza che in splendore». Lo spettacolo più monumentale a quei tempi era
                   la — Naumachia — che, come una grande e importantissima partita di calcio di
                   oggi, mandava letteralmente in visibilio le platee e, particolarmente, Claudio.
                      «La  naumachia  consisteva  nella  simulazione  di  una  battaglia  navale  con
                   combattimenti veri — all’ultimo sangue — fino alla morte».

                   Per l’eccellente riuscita della rappresentazione, Tacito e Sifilino, ci informano che
                   furono costruite circa un centinaio di galere, a tre e a quattro ordini di remi, che
                   vennero organizzate su due flotte, una rappresentava i Rodiesi (Rodiani) e l’altra i
                   Siculi (Siciliani). Per reperire i numerosissimi combattenti, si rastrellarono da tutte le
                   prigioni circa 19.000 persone per far guerreggiare su queste imbarcazioni. Per il
                   suddetto  gigantesco  avvenimento,  con  annesso  spettacolo,  sulle  rive  del  Lago
                   Fucino, si recò ad assistere tutta Roma. L’imperatore con la sua sposa, il figlioccio
                   Nerone  e  gli  altolocati  della  sua  splendida  corte,  presero  posto  su  un  apposito
                   chiosco,  all’uopo  predisposto  ed  a  questi  riservato,  nelle  immediate  prossimità
                   dell’inghiottitoio dell’Emissario. Dopo che le “galee” si erano disposte in posizioni
                   antagoniste, in cerchio a queste, si posizionarono numerosissime zattere ed altre
                   imbarcazioni occupate da guardiani armati di baliste, catapulte ed altre armi, con il
                   compito  di  impedire  che  i  combattenti  potessero  avere  modo  di  sfuggire  al  loro
                   destino. Gli obbligatori guerrieri, prima di iniziare gli scontri, si guardarono intorno;
                   e, resesi conto del triste destino, sfilarono davanti al principe, a cui indirizzavano il
                   funereo saluto di rito: «Have Cesare imperator, morituri te salutant» Claudio, fuori
                   di sé dalla gioia, dimenticò la formula del cerimoniale e, impaziente di godersi lo
                   spettacolo,  rispondeva  con  l’augurio:  «Avete  et  vos»  il  che  significa:  «salute  a
                   voi». Dalle acque del Lago emerse un Tritone d’argento, seguì un infelice clangore
                   di tromba per dar principio agli scontri, ma nessuno si mosse, e tutti si rifiutarono
                   di  ingaggiar  battaglia,  perché  l’Imperatore  aveva  augurato  loro  buona  salute;
                   Claudio colmo di collera, angosciato di vedere il suo spettacolo andare in fumo, li
                   minacciò di farli uccidere tutti se non avessero subito iniziato a combattere …

                      …  «la  carneficina  fu  tale  che  l’onda  vitrea  dell’acqua  del  Lago  Fucino,  si
                   colorerà di rosso con il sangue umano» …

                   … erano migliaia e migliaia di uomini, moltissimi di questi persero la vita, in gran
                   quantità finirono di esistere per dissanguamento, altri per le gravi ferite riportate,
                   parecchi  rimasero  per  sempre  orrendamente  deturpati:  storpi,  monchi,  ciechi,
                   mutilati, paralizzati; solo pochissimi si salvarono e, Claudio, vedendo quel Lago:
                   “Plenum di sanguine”, forse temendo l’ira del dio Fucino, concesse loro la libertà.

                     Publio Cornelio Tacito, racconta:
                    «Di là vedevi un urtarsi e un cozzare di zattere contro zattere, e repente di qua
                   un  inoltrarsi,  d’alzarsi,  inabissarsi  di  barche  su  barche,  impetuosamente:  da
                   per  tutto  un  cozzare,  un  azzuffarsi,  un  ferire,  in  lottar  rabbiosamente,  un
                   vincere,  un  cader  di  mille  schiavi,  un  romper  d’arti,  di  gemiti,  di  sangue,  di
                   dolore e di uno sfasciar di navi».

                   Come  consuetudine  di  quei  tempi,  tutto  si  svolgeva  tra  strilli  d’incitamento  e  di
                   gioia,  insaporito  da  eccelso  godimento  di  Claudio  e  del  suo  popolo,  entrambi
                   assetati sempre della sofferenza e del — multum vulnerum — sangue degli altri.
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